venerdì 4 aprile 2008

6. Lista riassuntiva delle proposte

1. L’attuale classe politica ha dimostrato di non meritare la fiducia accordatagli dal Popolo Italiano, perciò si propone un modello di democrazia partecipata in cui i cittadini sono chiamati a esprimersi sulle decisioni che influiranno sul loro futuro utilizzando tutti gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia (cellulari, computer, tv interattiva, ecc.). Successivamente chiunque potrà presentare un’idea di legge che, se raggiungerà un numero sufficiente di sostenitori, potrà trasformarsi in una proposta di legge da mettere ai voti.

2. Ridurre progressivamente l’imballaggio dei prodotti che verranno venduti sfusi con un riutilizzo dei contenitori da parte dei consumatori. In questo modo si otterrebbe il duplice vantaggio di ridurre sia i prezzi che l’inquinamento. Tutto questo in aggiunta alle strategie già universalmente riconosciute, come la raccolta differenziata, purtroppo ancora scandalosamente indietro.

3. Promuovere una nuova strategia abitativa per alleggerire il sovraccarico delle metropoli, creando dei centri di aggregazione distribuiti sul territorio (utilizzando ove possibile strutture già esistenti quali ad esempio borghi antichi ristrutturati), e dotandoli di strumenti tecnologici avanzati. Tali centri costituirebbero inoltre degli ambienti innovativi e a misura d’uomo in grado di attrarre talenti creativi, italiani e non, in modo da costruire delle community di giovani brillanti con competenze in vari settori che, grazie ai ridottissimi costi di gestione, potrebbero erogare consulenze e fornire servizi ad interlocutori esterni a prezzi competitivi. In questo modo si risolverebbero per i giovani i problemi legati alla casa e all’occupazione.

4. Ogni imprenditore analizzerà il funzionamento della sua azienda con l'obiettivo di individuare i ruoli per i quali non sia necessaria la presenza fisica, permettendo a quelle categorie di collaboratori di svolgere la loro attività da casa. Di conseguenza questi lavoratori potranno trasferirsi nei centri citati al punto 3, riducendo enormemente il costo della vita. In questo modo il datore di lavoro potrà risparmiare riducendo gli spazi e gli stipendi dei lavoratori “remoti” i quali, pur guadagnando meno, vedranno la qualità della loro vita (e della vita dei loro familiari) migliorare straordinariamente: niente code in auto, niente fretta, niente stress, niente smog, cibo sano, ecc. Questa è una soluzione vantaggiosa per tutti (imprenditori, lavoratori e loro famiglie, ambiente, ecc.)!!!

5. Dotare ogni studente di un computer low cost con cui potrà scaricare gratuitamente dal sito del Ministero dell’Istruzione contenuti attraenti e sempre aggiornati. In questo modo si risolverebbe il problema del costo dei libri e quello del peso degli zaini, oltre ad avere una diffusione capillare delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Inoltre si potrà finalmente affermare una nuova modalità di apprendimento critico e consapevole, superando quella cattedratica ottocentesca.

6. Promuovere un patto d’onore tra produttori e consumatori italiani dove i consumatori si impegnano a privilegiare i prodotti italiani e i produttori grazie al notevole incremento del volume di affari si impegnano ad abbassare i prezzi, incrementare la qualità, assumere di più ed aumentare gli stipendi.

7. Creare una Federazione Mediterranea per proporre ai paesi sahariani di ospitare impianti solari ed eolici per la produzione di energia da fonti rinnovabili, mentre per la distribuzione si procederà alla creazione del grande elettrodotto ad anello (il “mediterranean ring”) che porterà energia pulita a tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. In cambio l’Europa si impegnerà ad erogare aiuti per lo sviluppo e l’innovazione ai paesi della sponda sud.

giovedì 3 aprile 2008

5. Scuola e Formazione

Come purtroppo quasi sempre accade, nelle situazioni di difficoltà i primi a soffrirne sono i deboli e gli indifesi, e i più deboli e indifesi di tutti sono sempre stati i bambini. Nell’osservare i membri della “classe dirigente” che continuano ad accumulare denaro e potere nonostante la velocità a cui la condizione sociale e ambientale del pianeta peggiora, continuo a chiedermi: “ma questi individui amano davvero i loro figli?”

Questa è, infatti, la questione a cui attribuisco la più grande importanza: che mondo stiamo preparando per le nuove generazioni? Quale futuro vogliamo offrire ai nostri figli? Riusciremo finalmente a trovare il coraggio per guardare in faccia la realtà e riconoscere che i bambini sono sempre più infelici, perchè li costringiamo a vivere un’esistenza sempre più snaturata che li rende ogni giorno più obesi e depressi? I bimbi dovrebbero crescere sani e forti passando le loro giornate a contatto con la terra, nei campi, nei boschi, le sere d’estate a guardare il cielo per imparare a conoscere le stelle, e quelle d’inverno accanto al fuoco ad ascoltare con meraviglia gli anziani che raccontano quelle storie di miti e di eroi che per millenni hanno formato le nuove generazioni accendendo il cuore e la fantasia. E invece crescono tra smog e cemento, dati in pasto ad un meccanismo alienante fatto di cibo spazzatura e sanguinosi videogiochi, in una società competitiva e individualista che gli indica come unici punti di riferimento, unici principi e obiettivi il successo e il denaro.

Il più grande paradosso, poi, è che questa è la condizione dei bambini “fortunati”, perchè se consideriamo gli altri dobbiamo essere coscienti che ad ogni respiro che facciamo, nel “sud del pianeta” alcune centinaia di vite giovani e innocenti si spengono per cause prevenibili, quasi sempre per conseguenza della denutrizione. Intanto, come abbiamo visto, nei paesi detti “industrializzati” lo stile di vita che viene imposto ai bimbi genera i seguenti, spaventosi risultati: oltre il 30% è sovrappeso, mentre la depressione colpisce il 15/17% dei ragazzi con una crescita stimata del 10% l’anno, così come cresce anche l’asma che colpisce circa il 9.5% dei bambini e il 10.4% degli adolescenti.

Per quanto riguarda la formazione, un atteggiamento retrogrado e immobilista impedisce che i contenuti e i metodi formativi possano evolversi e stare al passo con i tempi. I bimbi di oggi crescono e si formano in un ambiente ricchissimo di stimoli sensoriali: televisione, cinema, computer, videogame, spot, clip, luci, suoni e colori fanno ormai parte dell’habitat naturale in cui tutti viviamo, però quando poi si chiede ai giovani di svolgere la loro attività più impegnativa e complessa, cioè l’apprendimento, li si obbliga a chinarsi su libri silenziosi e molto poco attraenti, spesso scritti da persone che credono che lo studio sia sacrificio... Per quanto io mi sforzi, non riesco a trovare in tutto questo nulla di razionale!

Inoltre questi libri pesano enormemente negli zaini che questi poveri bimbi devono caricarsi sulle spalle, così come pesano altrettanto enormemente sui budget di famiglie che grazie all’incapacità della classe politica fanno già fatica ad arrivare al 21 del mese!

Per risolvere tutti questi problemi sarebbe sufficiente dotare gli studenti di un computer portatile da meno di un chilo in cui, all’inizio dell’anno scolastico, potrebbero essere gratuitamente scaricati dal sito del Ministero dell’Istruzione contenuti multimediali attraenti e sempre aggiornati. E rendere lo studio un piacere, un gioco, aprendo ai ragazzi la nuova frontiera dell’apprendimento: l’edutainment (contrazione di education ed entertainment, cioè “apprendimento ludico”). Inoltre, grazie all’e-Learning, le lezioni invece di essere impartite in uno stile cattedratico ottocentesco, potrebbero essere erogate con strumenti multimediali interattivi ed attraenti, lasciando ai docenti la responsabilità di fornire un supporto individuale ad ogni singolo alunno tenendo su ognuno di essi schede aggiornate per monitorare progressi o difficoltà ed assicurarsi che nessuno rimanga indietro. Ma soprattutto rovesciare finalmente la prospettiva che vede il maestro che impone una conoscenza preconfezionata e l’alunno che passivamente la riceve senza poter obiettare: in questo modo si impedisce ai ragazzi di sviluppare uno spirito critico, gli si da il pesce invece di insegnar loro a pescare! Come dice il famoso matematico e informatico americano Seymour Papert[1], creatore di “Logo” (un famoso linguaggio di programmazione con finalità didattiche): “I bambini dovrebbero apprendere da soli la conoscenza. Penso che la cosa più importante da insegnare ai bambini è l'essere degli scolari indipendenti, responsabili del proprio apprendimento”.

Di particolare interesse in questo senso sono due progetti, OLPC e UNIWIKI, entrambi supportati da istituzioni e aziende di altissimo livello quali l’UNICEF, il MIT e Google.

Il Progetto OLPC (One Laptop Per Child: un computer per ogni bambino), promosso e presieduto da Nicholas Negroponte, fondatore anche del celebre Media Lab del MIT di Boston, si propone di diffondere nei paesi del terzo mondo computer portatili a bassissimo costo da mettere a disposizione di ogni bambino. Il Progetto UNIWIKI ha invece l’obiettivo di utilizzare i cellulari per garantire una possibilità capillare di accesso alla rete e, conseguentemente, stimolare contatti fra bimbi del nord e del sud del pianeta con l’iniziativa Connecting Classrooms. In questo modo bambini di tutto il mondo potranno conoscersi e condividere paure e speranze per arrivare un giorno a formare una gioventù più coesa e vicina, fino a risolvere il digital divide e creare i presupposti di una comunità globale (http://www.laptop.org/).



[1] “Io giocavo come un bambino e sperimentavo una vulcanica esplosione di creatività. Perchè allora un computer non avrebbe potuto offrire a un bambino lo stesso tipo di esperienza ? Perchè un bambino non poteva giocare come me ? Che cosa occorreva fare per renderlo possibile ? Tutte queste domande mi avviarono verso una nuova ricerca guidata da un'idea alla Robin Hood, quella di rubare la tecnologia ai signori dei laboratori e di regalarla ai bambini del mondo”. (Seymour Papert)

martedì 25 marzo 2008

4. La gestione del cambiamento

Per gestire con successo gli stravolgimenti che sotto i nostri occhi, in pochi anni, stanno trasformando l’umanità così radicalmente, è necessaria una “visione” innovativa che ci conduca ad un utilizzo più evoluto degli straordinari strumenti che la tecnologia ci ha messo a disposizione. Infatti l’ostacolo maggiore consiste nella resistenza al cambiamento che caratterizza l’essere umano, e le trasformazioni a cui abbiamo assistito finora sono state principalmente di tipo tecnologico: sostanzialmente siamo dei perfetti cittadini del Medioevo catapultati nell’Era Digitale. Nell’illusione che il progresso tecnologico da solo sia sufficiente per migliorare la condizione umana abbiamo completamente dimenticato la nostra crescita interiore e i risultati di questo errore sono sempre più drammaticamente evidenti. Continuiamo ad utilizzare il nostro veicolo per andare al lavoro, con l’unica differenza che invece di usare un carro a trazione animale, per spostarci usiamo automobili iper-tecnologiche; e se dobbiamo raggiungere un luogo sconosciuto, invece di una mappa usiamo il navigatore satellitare. Per votare, invece di graffiare un frammento di vaso come nell’Atene di Pericle, mettiamo un segno su un foglio di carta. Nell’affrontare tensioni internazionali, invece di prevenire non sappiamo fare di meglio che aspettare che degenerino per poi muovere gli eserciti. E l’elenco potrebbe andare avanti.

Proprio in considerazione della difficoltà degli esseri umani di rinnovare il proprio atteggiamento nei confronti della realtà che li circonda è necessario pianificare un percorso il più possibile graduale che permetta alle persone di rendersi conto della validità delle soluzioni riducendo al minimo i traumi del cambiamento. Traumi, va detto, solo teorici in quanto lo scenario che si prospetta è enormemente più attraente di quello attuale.

Per quanto riguarda la metodologia proposta per la realizzazione del programma, la ricerca scientifica ha prodotto negli ultimi anni modelli sempre più accurati per la gestione di progetti (il c.d. project management). Tra questi particolare interesse rivestono i modelli di sviluppo del software, cioè la gestione delle attività che portano alla realizzazione di nuovi programmi informatici attraverso fasi successive, dalla progettazione al rilascio del prodotto finito. Uno dei più recenti e diffusi modelli è quello detto della “prototipazione rapida” (o rapid prototyping) che offre, rispetto agli altri, numerosi vantaggi. Questo modello è basato sulla creazione rapida di un prototipo, cioè un modello ridotto (in dimensioni o funzionalità) del prodotto finale. Il modello serve ai destinatari del progetto per valutare il gradimento delle caratteristiche proposte senza investire grandi risorse e potendo apportare delle modifiche con facilità. In realtà questo metodo è stato utilizzato fin dall’antichità per permettere ai creativi (inventori, ingegneri, architetti, ecc.) di dare corpo alle loro idee prima di procedere alla realizzazione. Un esempio straordinario è il modello ligneo della Basilica di San Pietro prodotto da Antonio da Sangallo nel ‘500.

Fatta questa breve premessa, passiamo ad esaminare le prime fasi proposte per la realizzazione del programma.

Fase 1. Dopo aver analizzato con attenzione la proposta, in caso di valutazione positiva, una prima fase consisterà nell’esprimere il proprio consenso di massima a questa proposta in modo discreto e non impegnativo attraverso un sito di raccolta firme (http://firmiamo.it/appello-agli-italiani). Naturalmente commenti, suggerimenti e critiche saranno sempre benvenuti.

Fase 2. Una volta verificato che la proposta riscuote l’approvazione di un numero ragionevole di persone, si potrà passare alla seconda fase, che consisterà nella creazione di un prototipo del modello proposto. Il prototipo sarà rappresentato dalla fondazione di una o più comunità di giovani che, condividendo le idee di base, saranno interessati a contribuire alla realizzazione del programma.

Questa (o queste) comunità avrà la forma di un “Villaggio Intelligente”, progettato a misura d’uomo, dove sia possibile crescere e vivere, studiare e lavorare, in un ambiente sereno e sano, tecnologicamente evoluto e in armonia con i propri simili e con la natura. Il villaggio sarà dotato delle tecnologie più avanzate, con particolare attenzione alle telecomunicazioni: una copertura wi-fi (cioè collegamento ad internet senza fili) a banda larga (cioè con una connessione veloce che permette la trasmissione di grandi quantità di dati) è ritenuta un requisito di base per permettere il rinnovamento della democrazia, del commercio, e del mercato del lavoro, come indicato nel punto 2: “Le soluzioni”.

Il fulcro di questa idea consiste nel rovesciamento della prospettiva attuale: spostare sempre più dati e informazioni e sempre meno beni e persone. Portare a compimento la transizione verso la “Società della Conoscenza”, facendo un uso completo e maturo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per permettere a studenti e lavoratori di utilizzare sempre di più le autostrade digitali per raccogliere informazioni o per portare le proprie competenze dovunque sia necessario senza esser costretti a spostarsi fisicamente.

L’utilizzo di un modello urbanistico, di mobilità e di lavoro sostenibile e a misura d’uomo, permetterà di ottenere grandi risparmi su tutte le voci di spesa, dall’abitazione ai trasporti, dalle comunicazioni ai generi alimentari. In sostanza questi villaggi potrebbero funzionare come aziende di servizi in grado di offrire al mercato competenze di qualità a prezzi molto competitivi grazie a ridottissimi costi di gestione.

In questo modo si creerebbero dei poli di aggregazione per giovani creativi con competenze in vari settori (dalla grafica al marketing, dall’informatica all’economia, dal design al giornalismo), in grado di attirare talenti non solo italiani, ma da tutto il mondo. Il modello del Villaggio Intelligente, o Knowledge Village, rappresenterebbe un’applicazione concreta della “Teoria delle 3 T”, sviluppata dall’economista statunitense Richard Florida nel suo best seller “L’Ascesa della Classe Creativa”. Le “3 T” stanno per Tecnologia, Talento e Tolleranza: analisi approfondite hanno dimostrato che le aree con un più alto tasso di crescita sono quelle dove questi tre elementi si trovano in maggiore concentrazione, creando un ambiente attraente per quelle menti brillanti che rappresentano l’unica opportunità di crescita.

Gli Stati Uniti hanno conquistato la leadership a livello mondiale nel ‘900 perchè, a causa dei regimi totalitari che opprimevano la libertà di espressione in Europa, le menti più straordinarie dell’epoca (per citarne un paio, Einstein e Fermi) si sono trasferite oltreoceano. Da quel momento in poi l’emorragia di cervelli non si è più fermata. Grazie al nostro clima, alla nostra enogastronomia, al nostro patrimonio storico-artistico, se ora creassimo dei poli di attrazione per giovani brillanti e creativi, unitamente all’applicazione delle altre soluzioni proposte per mantenere la ricchezza nel nostro paese, la ripresa economica non si farebbe attendere.

Nel frattempo si potrà dare vita all’Assemblea Costituente della Nuova Repubblica, basata sulla e-democracy cioè su una partecipazione diretta del popolo alle decisioni, secondo il modello delineato nel punto 2.

giovedì 6 marzo 2008

3. Il ruolo dell'Italia

L’Italia si trova oggi in una condizione di tale disillusione nei confronti della classe politica che il suo popolo potrebbe decidere di assumere ancora una volta, come ha già fatto in passato, non solo il controllo della situazione a livello nazionale ma anche rappresentare un esempio per gli altri popoli.

Infatti da un lato l’attuale classe politica con la sua arroganza, disonestà e inettitudine ha trascinato l’immagine del nostro paese in basso come non era mai stata: se prima l’Italia era associata a pizza e mandolini, ora nelle prime pagine delle più importanti testate internazionali veniamo associati ai rifiuti. Inoltre, grazie anche all’incapacità di impedire le speculazioni nel passaggio all’Euro, la povertà dilaga e le famiglie di quella che una volta era la “classe media” con le loro risorse non riescono ad arrivare a fine mese. Il paese più bello del mondo considerato una discarica di immondizia e i suoi abitanti ridotti in miseria!

Dall’altro però bisogna riconoscere, ed essere fieri, del fatto che nei momenti bui della storia l’Italia ha sempre dimostrato di avere la capacità di accendere la luce della civiltà illuminando anche gli altri popoli. Con la civiltà Etrusco/Romana l’Italia fu in grado di portare l’Europa fuori dalla Preistoria, mentre con i Comuni e le Repubbliche Marinare abbiamo iniziato faticosamente a traghettarla fuori dal Medioevo Feudale, operazione portata poi definitivamente a termine con la fioritura del Rinascimento.

Se l’abbiamo fatto in passato possiamo farlo ancora, se gli italiani avranno ancora una volta la forza di alzare la testa e dimostrare al mondo quello che sono in grado di fare, forse c’è ancora una speranza! Dipende solo da noi...

Per iniziare a sperimentare concretamente questa nuova forma di democrazia in modo discreto e non impegnativo si potrà esprimere il proprio consenso di massima a questa proposta attraverso un sito di raccolta firme (http://firmiamo.it/appello-agli-italiani).

2. Le soluzioni

La classe politica che ha gestito finora il potere ha ampiamente dimostrato di non essere assolutamente in grado di elaborare un modello alternativo, principalmente per lo squallido attaccamento agli enormi privilegi che la loro posizione gli garantisce, in un sistema in cui l’obiettivo principale di ogni individuo consiste proprio nel raggiungimento di una posizione di privilegio, ad ogni costo.

In realtà gli strumenti necessari al cambiamento sono già a nostra disposizione: la proposta per uscire dalla crisi consiste nel potenziare l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in particolare internet, in modo che tutti abbiano accesso alla rete. In questo modo si potrà operare a tre livelli rinnovando la politica (1), rilanciando l’economia (2), e ristrutturando il mercato del lavoro (3).

Primo. Per mezzo della rete si potrà realizzare un nuovo modello di democrazia “diretta” che riduca (oltre al numero e allo stipendio) il ruolo dei politici a compiti puramente amministrativi e aumenti il peso della volontà popolare nel prendere quelle decisioni che avranno poi un impatto sulla nostra esistenza: di volta in volta si potrà creare delle commissioni, formate dagli esperti più accreditati e autorevoli nel settore di interesse (ambiente, infrastrutture, sanità, fisco, ecc.) provenienti dall’accademia, dalla ricerca e dall’impresa, che propongano una lista di alternative ognuna sinteticamente illustrata con relativi pro, contro e possibili conseguenze. In questo modo la popolazione potrà prendere le sue decisioni con piena cognizione di causa, e comunicarle per mezzo della rete. Questo modello è già oggetto di studi e dibattiti ed è definito e-democracy.

Secondo. Come già detto il confronto con avversari commerciali che utilizzano materie prime nocive e sfruttano una forza lavoro ai limiti della schiavitù non è libero mercato, è concorrenza sleale! Per questo è necessario un patto d’onore tra produttori e consumatori, in cui i consumatori si impegnano a scegliere solo prodotti nazionali, e i produttori a ridurre i prezzi e incrementare la qualità. Il tutto con un monitoraggio capillare delle filiere, per ridurre i passaggi e verificare le caratteristiche dei prodotti. L’importazione sarà limitata a quei beni che non sono producibili sul nostro territorio (caffè, cacao, ecc.). Inoltre si farà uno sforzo per supportare l’incremento della qualità di quei prodotti dove al momento non siamo leader (ad es. informatica e telefonia). In questo modo la ricchezza nazionale resterà all’interno del paese, e le nostre aziende miglioreranno le proprie performance potendo così assumere di più e pagare meglio.

Terzo. Attraverso un potenziamento della rete si potrà delocalizzare la maggior parte delle occupazioni. In questo modo la gente potrà spostarsi dalle megalopoli a borghi antichi ristrutturati e resi tecnologicamente innovativi, incrementando la qualità della vita e riducendone enormemente il costo. Si ridurranno così al minimo gli spostamenti sia delle persone (con conseguente riduzione dello stress e incremento del tempo libero) sia delle merci, a partire dai prodotti alimentari, utilizzando per quanto possibile quelli locali (con conseguente riduzione dell’inquinamento e dei costi, e incremento della qualità). Inoltre i bimbi potrebbero finalmente tornare a crescere a contatto con la natura.

Tutto ciò in realtà sta già accadendo, basta pensare a come funzionano i call center dove la collocazione di chi risponde non ha alcuna importanza.

Per quanto riguarda la politica estera, tutti abbiamo ormai compreso chiaramente che i valori della democrazia e del rispetto dei diritti umani non si possono trasmettere attraverso la violenza. Dato che di paesi che affrontano le crisi internazionali mandando gli eserciti ce n'è in abbondanza, cerchiamo piuttosto di dare l’esempio suggerendo un modo diverso di affrontare i problemi, e invece di partecipare a spedizioni militari (anche se di “peace keeping”) iniziamo ad utilizzare quei soldi lanciando solidi programmi di sviluppo in paesi del terzo mondo.

Per contrastare i disastri che stanno compiendo i cinesi in Africa e i russi in Asia Centrale (e quelli che hanno compiuto i paesi occidentali durante il periodo coloniale), una proposta innovativa potrebbe essere di adottare un paese in via di sviluppo, ad esempio offrendo know how (training, istruzione, cultura) in cambio di materie prime. Si potrebbe iniziare con i vicini popoli che vivono intorno al deserto del Sahara, che in cambio di un supporto per lo sviluppo potrebbero fornire, ad esempio, energia solare (ved. il progetto TREC, Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation - http://www.desertec.org).

1. Solo dal popolo potrà nascere una nuova democrazia

Che lo si voglia riconoscere o meno, il modello su cui si è retta la civiltà nell’ultimo mezzo secolo, cioè dal boom economico del dopoguerra, sta crollando davanti ai nostri occhi. Una crisi globale, profonda, sta investendo tutti gli aspetti della società: dall’ambiente all’economia, dalla politica alla religione, dalla famiglia alla scuola, non uno dei punti di riferimento su cui ha finora poggiato l’esistenza umana sembra sfuggire a questa ondata di caos.

L’intero sistema consumista/capitalista occidentale che ci ha fatto comodo finché i paesi del G7 erano gli indiscussi dominatori del pianeta, ci si sta ora ritorcendo contro. Occorre intervenire in modo radicale e tempestivo per evitare il peggio: il superamento di quel fatidico punto di non ritorno che si fa ogni giorno più minacciosamente vicino.

Purtroppo le soluzioni finora proposte dai governanti sono solo miseri palliativi che si stanno rivelando totalmente inefficaci.

La prima questione è: quale futuro vogliamo offrire ai nostri figli? Riusciremo finalmente a trovare il coraggio per guardare in faccia la realtà e riconoscere che i bambini sono sempre più infelici, perchè li costringiamo a vivere un’esistenza sempre più snaturata che li rende ogni giorno più depressi e obesi? I bimbi dovrebbero crescere sani e forti passando le loro giornate a contatto con la terra, nei campi, nei boschi, le sere d’estate a guardare il cielo per imparare a conoscere le stelle, e quelle d’inverno accanto al fuoco ascoltare con meraviglia gli anziani che raccontano quelle storie di miti e di eroi che per millenni hanno formato le nuove generazioni. E invece crescono tra smog e cemento, dati in pasto ad un meccanismo alienante fatto di cibo spazzatura e sanguinosi videogiochi, in una società radicalmente individualista che gli indica come unico punto di riferimento, unico principio e obiettivo il denaro.

Il modello consumista/capitalista basato sull’affermazione dell’individuo altro non è che la legge della giungla verniciata di tecnologia: il più forte vince e il più debole soccombe. Competitività, libero mercato e globalizzazione rappresentano il catastrofico prodotto di un’interpretazione disonesta e sconsiderata del principio di libertà: i più forti (cioè i più scaltri, astuti, arroganti) diventano sempre più ricchi e potenti, mentre i più deboli (cioè i più miti e meno ambiziosi) sono sempre più in difficoltà, quando non addirittura in miseria. E questo avviene sia a livello di individui che di nazioni. La vera globalizzazione non dovrebbe essere economica ma culturale, per far vivere in armonia genti diverse abbattendo le barriere che dividono e aiutando a crescere chi ne ha bisogno. Riconoscendo finalmente che c’è UNA terra e UNA umanità!

E invece la logica del profitto ad ogni costo porta i cinesi a utilizzare materiali nocivi, sfruttare lavoratori privi di qualunque diritto, rispondendo con arroganza a qualunque rimostranza dei governi occidentali. Per di più rifornendosi di materie prime in paesi primitivi e violenti dove esportano grandi flussi di denaro (spesso trasformati in armi) e un modello antidemocratico che non tiene in nessuna considerazione il benessere della gente e la salute dell’ambiente.

Davanti a loro però i nostri politici per convenienza si prostrano inviando ossequiose delegazioni diplomatiche, mentre rifiutano vergognosamente di accogliere il Dalai Lama in visita nel nostro paese, che intanto affoga nella povertà e nell’immondizia.