Come purtroppo quasi sempre accade, nelle situazioni di difficoltà i primi a soffrirne sono i deboli e gli indifesi, e i più deboli e indifesi di tutti sono sempre stati i bambini. Nell’osservare i membri della “classe dirigente” che continuano ad accumulare denaro e potere nonostante la velocità a cui la condizione sociale e ambientale del pianeta peggiora, continuo a chiedermi: “ma questi individui amano davvero i loro figli?”
Questa è, infatti, la questione a cui attribuisco la più grande importanza: che mondo stiamo preparando per le nuove generazioni? Quale futuro vogliamo offrire ai nostri figli? Riusciremo finalmente a trovare il coraggio per guardare in faccia la realtà e riconoscere che i bambini sono sempre più infelici, perchè li costringiamo a vivere un’esistenza sempre più snaturata che li rende ogni giorno più obesi e depressi? I bimbi dovrebbero crescere sani e forti passando le loro giornate a contatto con la terra, nei campi, nei boschi, le sere d’estate a guardare il cielo per imparare a conoscere le stelle, e quelle d’inverno accanto al fuoco ad ascoltare con meraviglia gli anziani che raccontano quelle storie di miti e di eroi che per millenni hanno formato le nuove generazioni accendendo il cuore e la fantasia. E invece crescono tra smog e cemento, dati in pasto ad un meccanismo alienante fatto di cibo spazzatura e sanguinosi videogiochi, in una società competitiva e individualista che gli indica come unici punti di riferimento, unici principi e obiettivi il successo e il denaro.
Il più grande paradosso, poi, è che questa è la condizione dei bambini “fortunati”, perchè se consideriamo gli altri dobbiamo essere coscienti che ad ogni respiro che facciamo, nel “sud del pianeta” alcune centinaia di vite giovani e innocenti si spengono per cause prevenibili, quasi sempre per conseguenza della denutrizione. Intanto, come abbiamo visto, nei paesi detti “industrializzati” lo stile di vita che viene imposto ai bimbi genera i seguenti, spaventosi risultati: oltre il 30% è sovrappeso, mentre la depressione colpisce il 15/17% dei ragazzi con una crescita stimata del 10% l’anno, così come cresce anche l’asma che colpisce circa il 9.5% dei bambini e il 10.4% degli adolescenti.
Per quanto riguarda la formazione, un atteggiamento retrogrado e immobilista impedisce che i contenuti e i metodi formativi possano evolversi e stare al passo con i tempi. I bimbi di oggi crescono e si formano in un ambiente ricchissimo di stimoli sensoriali: televisione, cinema, computer, videogame, spot, clip, luci, suoni e colori fanno ormai parte dell’habitat naturale in cui tutti viviamo, però quando poi si chiede ai giovani di svolgere la loro attività più impegnativa e complessa, cioè l’apprendimento, li si obbliga a chinarsi su libri silenziosi e molto poco attraenti, spesso scritti da persone che credono che lo studio sia sacrificio... Per quanto io mi sforzi, non riesco a trovare in tutto questo nulla di razionale!
Inoltre questi libri pesano enormemente negli zaini che questi poveri bimbi devono caricarsi sulle spalle, così come pesano altrettanto enormemente sui budget di famiglie che grazie all’incapacità della classe politica fanno già fatica ad arrivare al 21 del mese!
Per risolvere tutti questi problemi sarebbe sufficiente dotare gli studenti di un computer portatile da meno di un chilo in cui, all’inizio dell’anno scolastico, potrebbero essere gratuitamente scaricati dal sito del Ministero dell’Istruzione contenuti multimediali attraenti e sempre aggiornati. E rendere lo studio un piacere, un gioco, aprendo ai ragazzi la nuova frontiera dell’apprendimento: l’edutainment (contrazione di education ed entertainment, cioè “apprendimento ludico”). Inoltre, grazie all’e-Learning, le lezioni invece di essere impartite in uno stile cattedratico ottocentesco, potrebbero essere erogate con strumenti multimediali interattivi ed attraenti, lasciando ai docenti la responsabilità di fornire un supporto individuale ad ogni singolo alunno tenendo su ognuno di essi schede aggiornate per monitorare progressi o difficoltà ed assicurarsi che nessuno rimanga indietro. Ma soprattutto rovesciare finalmente la prospettiva che vede il maestro che impone una conoscenza preconfezionata e l’alunno che passivamente la riceve senza poter obiettare: in questo modo si impedisce ai ragazzi di sviluppare uno spirito critico, gli si da il pesce invece di insegnar loro a pescare! Come dice il famoso matematico e informatico americano Seymour Papert[1], creatore di “Logo” (un famoso linguaggio di programmazione con finalità didattiche): “I bambini dovrebbero apprendere da soli la conoscenza. Penso che la cosa più importante da insegnare ai bambini è l'essere degli scolari indipendenti, responsabili del proprio apprendimento”.
Di particolare interesse in questo senso sono due progetti, OLPC e UNIWIKI, entrambi supportati da istituzioni e aziende di altissimo livello quali l’UNICEF, il MIT e Google.
Il Progetto OLPC (One Laptop Per Child: un computer per ogni bambino), promosso e presieduto da Nicholas Negroponte, fondatore anche del celebre Media Lab del MIT di Boston, si propone di diffondere nei paesi del terzo mondo computer portatili a bassissimo costo da mettere a disposizione di ogni bambino. Il Progetto UNIWIKI ha invece l’obiettivo di utilizzare i cellulari per garantire una possibilità capillare di accesso alla rete e, conseguentemente, stimolare contatti fra bimbi del nord e del sud del pianeta con l’iniziativa Connecting Classrooms. In questo modo bambini di tutto il mondo potranno conoscersi e condividere paure e speranze per arrivare un giorno a formare una gioventù più coesa e vicina, fino a risolvere il digital divide e creare i presupposti di una comunità globale (http://www.laptop.org/).
[1] “Io giocavo come un bambino e sperimentavo una vulcanica esplosione di creatività. Perchè allora un computer non avrebbe potuto offrire a un bambino lo stesso tipo di esperienza ? Perchè un bambino non poteva giocare come me ? Che cosa occorreva fare per renderlo possibile ? Tutte queste domande mi avviarono verso una nuova ricerca guidata da un'idea alla Robin Hood, quella di rubare la tecnologia ai signori dei laboratori e di regalarla ai bambini del mondo”. (Seymour Papert)
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